Per risalire alla temperatura della Terra nelle varie ere geologiche, gli scienziati analizzano le cosiddette “carote di ghiaccio”: si tratta di sezioni cilindriche estratte dai ghiacciai formatesi dalla neve compattatasi anno dopo anno.
In Antartide sono stati estratti campioni di ghiaccio che si trovano a 3 km di profondità e che risalgono a più di 900.000 anni fa.
Dallo studio delle caratteristiche fisiche del ghiaccio e dall’analisi delle bollicine d’airia rimaste intrappolate in esso, i ricercatori possono risalire alla temperatura e alle caratteristiche del clima al momento della formazione del ghiaccio, nonché alla concentrazione di CO2 nell’atmosfera.
Basandosi su questi studi, sappiamo che le ere glaciali si sono alternate a periodi più caldi, e che la temperatura sulla Terra è variata tra 9 e 22°C (la temperatura media globale è oggi di circa 15°C). Queste fluttuazioni sono dovute a cause naturali, quali la variazione dell’asse terrestre o dell’orbita della Terra intorno al sole, a cambiamenti nell’attività solare ed alle eruzioni vulcaniche (che possono emettere polveri in atmosfera e bloccare temporaneamente parte del calore proveniente dal sole).
Anche la concentrazione di CO2 in atmosfera ha presentato delle oscillazioni con un andamento molto simile a quello della temperatura: a periodi caldi hanno corrisposto concentrazioni maggiori.
Durante gli ultimi 8.000 anni il clima è rimasto piuttosto stabile, registrando piccoli cambiamenti pari a meno di 1°C per secolo. Queste condizioni così stabili hanno permesso lo sviluppo delle società e degli ecosistemi così come li conosciamo ora, e la concentrazione della CO2 non ha mai superato (negli ultimi 800.000 anni) le 300 ppm (parti per milione).
Ciò che preoccupa è il rapido aumento della concentrazione nell’ultimo secolo e l’innalzamento repentino della temperatura che non sono spiegabili considerando solamente le cause naturali.
Correlazione tra temperatura e concentrazione di CO2
(fonte: www.architecture2030.org)