Una volta catturata, la CO2 deve essere disidratata e compressa prima di essere trasportata al sito di confinamento:
la disidratazione è necessaria per eliminare l’acqua che altrimenti causerebbe problemi di corrosione;
la compressione è necessaria per portare la CO2 in fase liquida e ridurre così il volume della CO2 trasportata.
Due sono le possibili opzioni per il trasporto: via condotta o via nave.
Nel caso di siti di confinamento onshore (vale a dire in siti di immagazzinamento profondi situati sulla terraferma), la CO2 viene trasportata attraverso una rete di tubature (pipelines).
Nel caso di siti di confinamento offshore (vale a dire in formazioni rocciose situate al di sotto del fondo marino), la CO2 può essere trasportata o via nave cisterna, oppure via condotte sottomarine poste sul fondo del mare.
Il trasporto via mare è economicamente più conveniente per quantitativi di CO2 non elevati e quando le distanze da coprire sono relativamente brevi. Le navi cisterna sono simili a quelle utilizzate per il trasporto di GPL (Gas di Petrolio Liquefatto) e sono in grado di trasportare 200-250.000 tonnellate di CO2 allo stato liquido.
Il trasporto via pipelines garantisce un flusso più continuo di CO2 ed è preferibile nel caso di distanze superiori ai 1.000 km e per grandi quantitativi da confinare. Le tecniche di trasporto della CO2 attraverso condotte sono ben note e non presentano particolari difficoltà. Nel mondo, infatti, esistono già circa 3.000 km di pipelines che trasportano CO2, estratta da depositi naturali o da sorgenti di emissione industriale.